Keith Jarrett & Charlie Haden – Jasmine

Il mio disco di aprile 2016

Mi sono sempre piaciuti i dischi: quelli fisici, intendo, i CD, con la copertina di plastica o di cartone, il booklet e tutto il resto. Anzi, avevo iniziato addirittura una collezione di vinili, ma arrivato a dieci avevo già speso più di duecento euro e capii che non sarei andato lontano.

Ci sono stati tempi, nel recente passato, in cui sfruttando anche le offerte sull’usato di siti come Amazon.co.uk (in cui non è impossibile trovare CD in perfette condizioni a 2-3 euro, spedizione compresa) sono arrivato a comprare 40-50 CD in un anno. Va bene all’inizio, quando hai una serie di titoli in testa che conosci nota per nota e vuoi semplicemente costruire la tua discoteca personale; ma poi, se vuoi acquistare nuovi dischi per scoprirli, scavarli, assimilarli come piace a me… bè meglio la qualità che la quantità.

Ora, da gennaio 2016, mi sono dato una regola: Luca, comprati un disco al mese. Naturalmente con una scelta così ristretta sono costretto a valutare bene, e prima di “passare alla cassa” ascolto e riascolto i vari candidati grazie alle meraviglie di internet che rispondono al nome di YouTube e Spotify. Ne risulta che – di solito – sono molto orgoglioso dei miei acquisti e desideroso di farli conoscere a tutti; ecco il perchè di questo post, che potrebbe essere il primo di una serie… vedremo 😉

Jasmine

Vi piace il jazz? Domanda stupida, lo so, io stesso risponderei “dipende”. Perché tutti sappiamo che “jazz”, “rock”, “pop”, “classica” sono solo etichette, che ogni disco è diverso e ci può dare sensazioni belle e forti, come pure lasciarci indifferenti o, peggio, col mal di pancia.

Posso dirvi però che c’è un tipo di jazz che adoro: quel jazz perlopiù tonale, addirittura orecchiabile, soft, delicato, morbido, che tanto fa venire voglia di divano, romanzo, luce soffusa e calice di Porto. Quel jazz che mi piace come sottofondo di una cena a lume di candela e che talvolta mi accompagna con discrezione nello studio: ma che, se mi ci dedico, mi sa anche dare un’esperienza d’ascolto ricca ed appagante.

Keith Jarrett è un pianista jazz di grande bravura e versatilità, capace di produrre ottimi dischi di soft jazz ma anche di darsi all’improvvisazione pura o di avventurarsi in territori armonicamente più accidentati.

Questo album è del primo tipo: formato divano + calice. Lo metto nel lettore, chiudo gli occhi e mi perdo negli arpeggi che si sviluppano intorno a classici come For All We Know che certo, che bella cantata da Nat King Cole, ma in fondo mi bastano il tocco di Keith e il morbido basso di Charlie, e chissene delle parole. Senza parole si sogna meglio.

Com’è nato il disco? Keith e Charlie, che avevano suonato insieme in quartetto anni prima, si rincontrano per le riprese di un film documentario biografico sul bassista; e già che ci sono, si ritrovano a casa di Keith a registrare così, informalmente, per quattro giorni, le loro versioni di alcuni standard. E da quei quattro giorni usciranno Jasmine nel 2010 e Last dance nel 2014: titolo quest’ultimo quasi profetico, visto che Haden morirà pochi mesi dopo l’uscita del disco.

Se vi dovesse piacere questo album, potete sicuramente ascoltare anche Last dance che ne è il naturale proseguimento e, perchè no, The melody at night, with you: il disco che mi ha fatto conoscere Jarrett e che passeggia, sempre delicatamente, intorno ai classici di Gershwin. Che delizia.

Ah, un’ultima cosa, per chi fosse interessato: ho acquistato questo disco, nuovo, su Amazon.it scegliendo il venditore tedesco dodax all’onesto prezzo di € 10,33 spedizione inclusa.

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